Rapporto sui medicamenti
Situazione dei medicamenti con potenziale di risparmio e di rischio

Nel 2020 i costi dei medicamenti sono di nuovo aumentati. Sebbene un buon livello qualitativo di approvvigionamento dei farmaci giustifichi un determinato livello di prezzi, occorre osservare con attenzione tale evoluzione e intervenire a correzione. Con il suo rapporto sui medicamenti, giunto ormai alla sua ottava edizione, redatto in collaborazione con l’Università e l’Ospedale universitario di Basilea, Helsana fornisce dati affidabili sull’andamento dei volumi e dei costi del mercato svizzero dei medicamenti. Con esso contribuiamo attivamente a creare maggiore trasparenza e poniamo le basi per discussioni informate su come garantire un approvvigionamento dei medicamenti sicuro, di qualità e, al contempo, efficiente sotto il profilo dei costi.

Dall’esaustivo rapporto sui medicamenti del 2021, disponibile anche per il download, sono state qui estrapolate a titolo esemplificativo le seguenti questioni: in che modo si sono evoluti i costi dei medicamenti in Svizzera nel 2020 e dove sono da individuarsi differenze o peculiarità rispetto agli anni precedenti? Quali gruppi di medicamenti hanno contribuito principalmente a tali costi? Dove sono da ricercarsi potenziali di risparmio e come si correlano con i biosimilari? In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sugli acquisti di medicamenti? I problemi di approvvigionamento dei principi attivi danno adito a giustificate preoccupazioni? E, infine, qual è la situazione circa le differenze nella frequenza d’uso di un analgesico piuttosto dibattuto? Di seguito rispondiamo a queste avvincenti domande.

 

1. Quali gruppi di medicamenti determinano le spese più elevate?

 

Crescita dei costi a causa del mancato adeguamento dei prezzi nell’ambito di estensioni delle indicazioni

Nel 2020 dall’assicurazione di base sono confluiti in farmaci complessivamente 7741 milioni di franchi, a fronte di 118 milioni di acquisti da parte di 6,45 milioni di utenti. Sebbene siano stati acquistati un po’ meno medicamenti rispetto al 2019 (-2,2%), i costi complessivi hanno registrato di nuovo un lieve aumento (+1,2%).

 

 

Panoramica degli acquisti, delle spese e delle persone con acquisti di medicamenti

 

Acquisti [in mio.]

 

Spese [in mia. CHF]

 

Persone con acquisti di medicamenti [in mio.]

  • Uomo

  • Donna

Fonte: Helsana; proiezione per l’intera Svizzera (2017-2020)

Come già lo scorso anno, i maggiori costi per i farmaci sono stati determinati dalla classe degli immunosoppressori, medicamenti impiegati per prevenire reazioni di rigetto a seguito di trapianto di organi come anche per il trattamento di svariate malattie autoimmuni. Nel 2020, questa classe di farmaci ha generato da sola costi assoluti pari a 1167 milioni di franchi. Anche in termini di costi pro capite gli immunosoppressori si posizionano al primo posto con 10 250 franchi.

 

Seguono, al secondo posto nella classifica dei principali generatori di costi, i farmaci oncologici, con 898 milioni di franchi e un incremento dei costi del +10,5% rispetto all’anno precedente: con +93 milioni di franchi, questa classe ha registrato la maggior crescita assoluta di costi per il periodo 2019-2020 tra tutti i gruppi di medicamenti. Questa crescita così marcata è da ricondursi principalmente all’anticorpo monoclonale pembrolizumab (si veda il box esplicativo), che da solo negli ultimi due anni ha determinato una crescita dei costi pari a circa 80 milioni di franchi. 

 

Le spese annue pro capite per pembrolizumab ammontano a oltre 36 000 franchi. Per tale ragione, già piccole modifiche nei volumi, ad esempio per estensioni dell’indicazione, determinano per il sistema sanitario un onere finanziario particolarmente gravoso, un effetto di cui si deve tenere debito conto in sede di definizione dei prezzi da parte delle autorità.

 

Approfondimento: aumento dei costi determinato da pembrolizumab

Il principio attivo pembrolizumab è stato omologato in Svizzera nel 2015 per il trattamento del tumore della pelle (melanoma maligno) metastatico o non resecabile, ma da allora, come anche nel 2020, ha visto più volte estendere la propria indicazione (tra cui per il carcinoma polmonare non a piccole cellule, il linfoma di Hodgkin, il carcinoma uroteliale). L’aumento dei volumi che ne è derivato, tuttavia, non ha determinato sino a oggi alcuna significativa riduzione dei prezzi.

2. Dove sono da individuarsi potenziali di risparmio?

Potenziale di risparmio latente con i biosimilari

I farmaci biologici sono medicamenti realizzati tramite procedimenti biotecnologici, ossia vengono prodotti da o per mezzo di organismi biologici. In funzione della classe del principio attivo, il loro obiettivo è sostituire, integrare o bloccare proteine e neurotrasmettitori propri dell’organismo. Allo scadere della tutela brevettuale, altri produttori possono portare sul mercato relativi prodotti assimilabili, i cosiddetti biosimilari (si veda il box esplicativo). 

 

Alla fine del 2020, in Svizzera risultavano omologati all’uso 31 biosimilari. A più di 10 anni dall’introduzione del primo biosimilare, l’enorme potenziale di risparmio legato all’utilizzo di questi medicamenti nel sistema sanitario svizzero è pressoché ancora inutilizzato e cresce di anno in anno, dal momento che con lo scadere dei brevetti vengono immessi sul mercato sempre più prodotti assimilabili più convenienti.

 

Approfondimento: biosimilari

I biosimilari sono prodotti assimilabili (come i generici per medicamenti chimici) di un farmaco prodotto mediante procedure biotecnologiche. Questi medicamenti presentano forti somiglianze con i prodotti originali, ma hanno tuttavia prezzi più convenienti rispetto a questi ultimi.  

Nel 2020 il fatturato complessivo di mercato di tutti i biologici per cui esiste un’alternativa biosimilare è stato di 474 milioni di franchi, di cui solo 70 milioni (14,8%) sono da ricondursi ai biosimilari. Risulta pertanto ampiamente inutilizzato il potenziale di risparmio qui offerto, situazione particolarmente evidente se si opera un confronto con il mercato tedesco dei biosimilari, dove ad esempio la quota del biosimilare di infliximab ha registrato nel 2020 un onorevole 70,4%, mentre i biosimilari di infliximab in Svizzera hanno raggiunto solamente una quota del 27,9% degli acquisti.

 

Con la sostituzione sistematica dei biologici mediante biosimilari si sarebbe potuto conseguire un risparmio di circa 275 milioni di franchi nel periodo 2015-2020. Solo per il principio attivo infliximab è andato inutilizzato un potenziale di risparmio pari a quasi 150 milioni di franchi. 

 

In termini di percentuali di biosimilari tra i biologici acquistati si sono registrate notevoli differenze regionali: la quota di acquisti di biosimilari varia tra i cantoni, con le quote della Svizzera tedesca che tendono ad essere leggermente più alte di quelle della Svizzera francese e del Ticino. Tra i fornitori di prestazioni che dispensano i medicamenti si è evidenziata una piccola differenza tra la quota dei biosimilari negli ospedali (16,4%) e quella dei medici degli studi medici (11,0%). 

 

Quota dei biosimilari per cantone e principio attivo


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  • <=10.0%
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  • 0.0 – 10.0%
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  • 30.1 – 40.0%
  • > 40.1%
Fonte: Helsana; proiezione per l’intera Svizzera (2020)

Le possibilità di risparmio maggiori a livello cantonale si sono registrate per i cantoni Berna e Zurigo con rispettivamente 13 milioni e 15 milioni di franchi. Anche qui infliximab, con un potenziale di risparmio di quasi 24 milioni di franchi, ha rappresentato la parte preponderante delle possibilità teoriche di risparmio, laddove nel solo Canton Berna gli si attribuiscono oltre 5,3 milioni di franchi, 4,3 milioni nel Canton Zurigo. Questi milioni «regalati» ogni anno vanno a pesare sulle tasche delle pagatrici e dei pagatori dei premi, dal momento che gran parte dei cantoni, in qualità di gestori degli ospedali, sembrano adottare a riguardo un approccio passivo esercitando scarso influsso sugli ospedali. 

 

Per poter concretizzare tale enorme potenziale di risparmio, occorre risolvere una volta per tutte la decisiva lacuna di incentivazione nella dispensazione dei medicamenti: i fornitori di prestazioni non devono poter infatti conseguire maggiori guadagni erogando farmaci più costosi. L’attuale lacuna costituisce di fatto un incentivo diretto a dispensare costosi preparati originali anziché i più economici biosimilari o generici. Tale disincentivazione determina per il sistema sanitario costi aggiuntivi enormemente elevati e, soprattutto, non necessari. Riforme impellenti, come l’introduzione di margini indipendenti dal prezzo (margini fissi) o l’equiparazione dei biosimilari ai farmaci generici, ne incentiverebbero ampiamente la prescrizione eliminando finalmente tale anomalia. 

 

«Oggi i fornitori di prestazioni guadagnano di più se erogano un farmaco più caro. Per questo, i farmaci generici e biosimilari più convenienti non si impongono in Svizzera e un enorme potenziale di risparmio di diverse centinaia di milioni all’anno resta inutilizzato. Per eliminare questo incentivo errato, sono necessari margini fissi con cui indennizzare i fornitori di prestazioni sempre in egual misura, e questo indipendentemente che si tratti di un prodotto originale o di biosimilari.»

Mathias Früh, responsabile Politica sanitaria e affari pubblici Helsana

3. In che modo la pandemia di coronavirus ha influito sugli acquisti di farmaci?

Maggiori incertezze, meno malattie infettive, cura del cancro stabile

Il 2020 è stato ampiamente segnato dalla pandemia mondiale di COVID-19. Alla luce del crescente numero di persone positive al test per il COVID-19, il Consiglio federale ha deciso a marzo di implementare un lockdown nazionale, che ha limitato anche i trattamenti medici: sino alla fine del lockdown il 26 aprile 2020 non è stato possibile eseguire interventi di chirurgia elettiva, mentre solo in casi urgenti si è potuto procedere a interventi d’emergenza. In che modo la situazione si è riflessa sulla fruizione da parte degli utenti e sul momento di avvio di terapie oncologiche vitali?

 

L’incertezza generale ha determinato un aumento marcato degli acquisti di medicamenti subito prima del lockdown, seguito da un altrettanto marcato calo durante lo stesso. Sono state rifornite soprattutto le classiche farmacie domestiche, in particolare con medicamenti analgesici, farmaci contro tosse e raffreddore e gocce oculari. Il forte carico psicologico e l’incertezza generale hanno portato durante il lockdown a un maggior ricorso a farmaci psicoanalettici e sonniferi. Prima del lockdown sono inoltre aumentati marcatamente gli acquisti di preparati a base di vitamina D3, a seguito di comunicazioni che sostenevano che la vitamina D offrisse protezione contro il COVID-19. Nonostante successivi studi abbiano smentito tale ipotesi, le cifre d’acquisto di tali preparati si sono mantenute pressoché costantemente al di sopra dei livelli registrati negli anni precedenti. Nel periodo preso in esame sono invece diminuite le prescrizioni di medicamenti contro malattie infettive quali influenza e infezioni gastrointestinali, effetto che può essere ricondotto alle limitazioni nei contatti durante il lockdown e alle incrementate misure d’igiene. 

 

«La moltitudine di notizie giornalistiche circa farmaci efficaci o deleteri in caso di infezione da COVID-19 hanno generato grande incertezza nella popolazione. Per molti medicamenti non vi era e non vi è alcuna chiara evidenza di effetto positivo o negativo sull’infezione da SARS-CoV-2. A fronte di dubbi circa l’ibuprofene, ai pazienti è stato consigliato in alternativa il paracetamolo. Per gli ACE-inibitori, ai pazienti è stato raccomandato di non sospendere semplicemente il medicamento in assenza di dati affidabili. Vi è stata ampia richiesta anche di vitamina D, che tuttavia viene continuamente propinata senza alcuna evidenza a titolo di prevenzione verso numerosi disturbi, un’argomentazione che ha ormai assunto ampio carattere emotivo.»

Prof. Dr. med. Andreas Zeller, direttore dell’Istituto universitario per la medicina di base Basilea Città e Campagna (UNIHAM-BB), Università di Basilea

Acquisti di tre medicamenti selezionati


Premier confinement (2020)
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Fonte:  Helsana; proiezione per l’intera Svizzera (2019-2020)

Per i pazienti oncologici anche durante il lockdown sono state avviate terapie vitali quali immunoterapie o trattamenti citostatici, registrando solo lievi ritardi in tal ambito. A fronte di ciò, nulla corrobora l’ipotesi di una futura epidemia di tumori. 

 

«All’inizio del lockdown abbiamo parlato con i pazienti e, dove la situazione clinica lo consentiva, abbiamo posticipato un poco le terapie sistemiche. Allora non era inoltre chiaro se e in che modo una possibile infezione con COVID-19 potesse influire sull’immunoterapia. Ma dal momento che nel nostro ospedale vi sono sempre sufficienti risorse a disposizione e che per la stragrande maggioranza dei pazienti la patologia oncologica rappresentava un rischio per la vita ben maggiore del COVID-19, poche settimane dopo abbiamo ripreso le terapie in forma invariata.»

Prof. Alfred Zippelius, vice primario di oncologia e direttore del laboratorio di immunologia oncologica dell’Ospedale universitario di Basilea

Terapie contro il cancro prima, durante e dopo l'isolamento


Premier confinement (2020)
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
  • 2019

  • 2020

Fonte:  Helsana; proiezione per l’intera Svizzera (2019-2020)

4. Si prospettano difficoltà di approvvigionamento dei medicamenti?

Responsabilità di politica e fornitori di prestazioni

A chi non è successo di sentirsi dire in farmacia «Questo prodotto purtroppo al momento non è disponibile»? Di solito è possibile trovare rapidamente una soluzione alternativa, ma in alcuni casi la mancanza di un determinato preparato può causare situazioni complesse o persino problemi a livello di salute. Anche in Svizzera si è registrato negli ultimi anni un incremento dei problemi d’approvvigionamento. Sebbene la situazione peculiare dell’anno scorso abbia evidenziato in maniera più grave e preponderante i problemi di approvvigionamento all’attenzione del pubblico, la questione va osservata da una prospettiva più generale, poiché essa non costituisce una particolarità dell’anno del coronavirus. Dal momento che i siti di produzione di molti medicamenti non risiedono entro i confini nazionali e che il mercato svizzero è relativamente piccolo, purtroppo quest’ultimo è spesso il primo a risentire di tali difficoltà di approvvigionamento.

 

La causa alla base del problema è un ridimensionamento da parte dei produttori a livello mondiale, che vede la produzione concentrarsi spesso in poche o addirittura singole sedi. La globalizzazione, la crescente pressione dei prezzi e oneri regolatori sono ulteriori fattori che negli ultimi anni hanno portato al dislocamento di parti della produzione dei principi attivi in Paesi asiatici. Se in tale mutato contesto un sito diviene inattivo o annuncia un ritardo nella produzione, si generano rapidamente strozzature a livello mondiale.

 

Già nel 2019, anno non caratterizzato dalla pandemia del COVID-19, regnava penuria di approvvigionamento per complessivamente 673 prodotti da 371 principi attivi della categoria dei medicamenti soggetti a prescrizione medica dell’elenco delle specialità (ES), ossia per quasi un terzo di tutti i principi attivi elencati nell’ES di questa categoria di dispensazione. Si trattò per gran parte di una strozzatura dell’approvvigionamento prolungatasi per oltre sei settimane.

 

Un quarto di tutte le difficoltà di approvvigionamento riguardò prodotti che agiscono sul sistema nervoso. Rientrano ad esempio in questa categoria i farmaci antidepressivi, antiepilettici e contro il Parkinson, ma anche analgesici o anestetici. Anche prodotti che agiscono sul sistema cardiovascolare, di importanza vitale per molti pazienti e molte pazienti, sono stati colpiti in maniera altrettanto importante.

 

Fortunatamente, le difficoltà di approvvigionamento sono state per lo più di rilevanza poco critica, dal momento che vi erano sufficienti scorte di confezioni in altri formati o di diverse posologie a compensare la situazione. Quasi un terzo, tuttavia, si è rivelato di importanza critica a causa della disponibilità sul mercato svizzero di un solo preparato per ciascuna tipologia. Nonostante le strozzature dell’approvvigionamento, anche dopo l’inizio di tali difficoltà di fornitura il 50-90% dei pazienti ha potuto acquistare almeno una volta un preparato interessato dalla situazione.

 

 

Ripartizione dei preparati interessati da difficoltà di approvvigionamento

  • Poco critico

  • Critico

  • Molto critico

Fonte: Helsana; proiezione per l’intera Svizzera, per gruppi anatomici (2019)

«Il tipo di effetto che è venuto a prodursi ha assunto caratteristiche differenti per i medicamenti per terapia acuta e per i trattamenti cronici. Nel caso delle terapie acute, di norma è possibile decidere prima del trattamento quale medicamento impiegare. Sebbene ciò possa risultare complesso e, in alcuni casi, possa esporre a rischi, non si è tuttavia costretti a modificare terapie in corso. Nel caso dei trattamenti cronici, invece, le difficoltà di approvvigionamento sono più complesse da gestire, poiché si rende necessario adottare nuove decisioni in breve tempo nell’ambito di terapie già in corso. Le pazienti e i pazienti si presentano poi in farmacia o presso lo studio medico per lo più quando hanno ormai quasi esaurito il medicamento in uso. La situazione è così ancor più complessa laddove viene a mancare del tutto uno specifico principio attivo. Ciò significa infatti che le pazienti e i pazienti devono essere convertiti a un nuovo farmaco a terapia già avviata.»

Dr. pharm. Enea Martinelli, farmacista capo degli ospedali fmi ag (Frutigen Meiringen Interlaken), gestore del sito Drugshortages.ch

Anche se in passato si è sempre riusciti a trovare soluzioni adeguate alle difficoltà di approvvigionamento, tali soluzioni hanno comportato notevoli oneri supplementari, cosa da evitare. Inoltre, l’aumento delle strozzature nell’approvvigionamento desta preoccupazione. L’industria e il mondo politico sono quindi chiamati a elaborare insieme ai fornitori di prestazioni soluzioni innovative per migliorare la situazione degli approvvigionamenti e garantire forniture adeguate. 

5. Qual è la situazione circa l’uso di un analgesico piuttosto dibattuto?

Valutazione del rapporto rischio-beneficio con diverse ponderazioni

La valutazione degli effetti desiderati e indesiderati di un medicamento è fondamentale per la sua omologazione. Tale ponderazione del rapporto rischio-beneficio viene svolta con grande rigore sulla scorta di conoscenze fondate per il bene delle pazienti e dei pazienti. A causa dell’aumentato rischio di agranulocitosi (si veda il box esplicativo), ad esempio, il metamizolo in molti Paesi è stato tolto dal mercato o non è stato nemmeno omologato. Alla luce di ciò, stupisce che il metamizolo in Svizzera rientri tuttora tra gli analgesici più acquistati e sia prescritto con frequenza analoga ai comuni antinfiammatori non steroidei (FANS, si veda il box esplicativo) o al paracetamolo.

Approfondimento: agranulocitosi

L’agranulocitosi è definita come perdita massiccia di globuli bianchi (leucociti), i quali svolgo un ruolo importante nell’ambito del sistema immunitario. L’aumentato rischio di infezioni che ne deriva si stima abbia esito fatale nel 5% dei pazienti interessati.

Altre eventuali reazioni avverse al farmaco (ADR) sono state poco studiate a oggi per il metamizolo. Si presume che il farmaco influisca minimamente sulla funzionalità renale e che non vi siano reazioni avverse al farmaco a livello cardiaco. Anche il rischio di emorragia gastrointestinale e lesioni della mucosa gastrica è stimato come minore che nei comuni FANS. Tuttavia, negli ultimi anni ha preso piede il sospetto che il metamizolo possa causare in rari casi danni epatici acuti. 

«Il metamizolo rientra tra gli antidolorifici prescritti più di frequente in Svizzera. Negli anni Settanta il farmaco era stato discreditato a causa degli effetti indesiderati che può provocare sul sistema emopoietico (agranulocitosi). È ormai noto che l’agranulocitosi è un evento piuttosto raro nell’ambito dell’assunzione di metamizolo, a fronte di un’elevata efficacia e di una buona tollerabilità. Conformemente alla scala analgesica dell’OMS relativa alla terapia del dolore il metamizolo è, dopo il paracetamolo e l’ibuprofene, al primo posto tra gli antidolorifici non oppioidi nel trattamento di febbre e dolori. La classificazione del rischio del metamizolo varia tra la Svizzera e gli altri paesi ma non è stata finora definitivamente chiarita.»

PD Dr. Carola A. Huber MPH, responsabile Scienze della sanità pubblica Helsana

Approfondimento: analgesici non oppioidi (NOA) e antinfiammatori non steroidei (FANS)

Gli analgesici non oppioidi (NOA) vengono impiegati per il trattamento di dolori da lievi a moderati nonché per il trattamento antinfiammatorio e antipiretico. Rientrano tra i NOA i comuni antinfiammatori non steroidei (FANS, ad es. diclofenac, ibuprofene e acido mefenamico), gli inibitori della ciclossigenasi-2 (coxib), il paracetamolo e il metamizolo. Tra il 2006 e il 2013 gli acquisti di tutti i NOA in Svizzera sono aumentati per una quota che varia dal 25% al 237%.

Acquisti di metamizolo, ibuprofene, diclofenac, acido mefenamico, etoricoxib e paracetamolo

Fonte:  Helsana; proiezione per l’intera Svizzera, acquisti per 100 000 persone (2014-2019)

A livello nazionale, gli acquisti di metamizolo sono aumentati del 44% tra il 2014 e il 2019, mentre gli acquisti di tutti i NOA nello stesso periodo sono cresciuti meramente del 6%. Il metamizolo è stato acquistato in media 20 136 volte su 100 000 persone. Nell’88,3% degli acquisti di metamizolo, la quantità acquistata all’anno è stata sufficiente per una durata massima della terapia pari a 30 giorni (con una dose giornaliera assunta di 3 g). Inoltre, il 78% di tutti i fruitori ha acquistato solamente 1-2 confezioni di metamizolo l’anno. Il metamizolo viene pertanto impiegato prevalentemente per trattamenti di breve durata.

 

È interessante notare che regnano marcate differenze regionali nel numero di acquisti di metamizolo in Svizzera. Nei cantoni della Svizzera francese e italiana, il metamizolo è stato acquistato con una frequenza nettamente inferiore rispetto alla media nazionale (Ginevra -93%, Vaud -76%, Vallese -62%, Giura -54%, Neuchâtel -46%, Friburgo -43% e Ticino -40%). Di contro, vi sono stati in queste aree più acquisti di ibuprofene, paracetamolo ed etoricoxib.

 

 

Differenze regionali degli acquisti di metamizolo, ibuprofene e paracetamolo


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Fonte: Helsana; proiezione per l’intera Svizzera, acquisti per 100 000 persone rispetto alla media svizzera per can-tone (2019)

Per molti esperti prescrittori, il fatto che il metamizolo non presenti le citate reazioni indesiderate tipiche degli antinfiammatori non steroidei (FANS) o le controindicazioni a essi associate va a vantaggio del farmaco. Di contro, il rischio poco chiaro di agranulocitosi correlata a metamizolo scoraggia altri prescrittori dal suo utilizzo.

Tuttavia, una decisione terapeutica a favore o meno del metamizolo (rispetto a NOA alternativi) fondata sulle evidenze non è possibile a causa di dati sino a oggi insufficienti. 

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